Wednesday, June 26, 2019

Il cervello in fumo…ruolo dei cannabinoidi nelle malattie neurologiche

Consigliamo la lettura di questo interessante articolo (Friedman D et al. Safety, efficacy, and mechanisms of action of cannabinoids in neurological disordersLancet Neurol. 2019; 18(5):504-512), apparso su Lancet Neurology dello scorso mese, che vede come autori due colleghi dell’Università di New York (Langone School of Medicine), in particolare il Dr. Daniel Friedman e la Prof.ssa Jacqueline A French, ed un connazionale, il prof. Mauro Maccarrone, del Dipartimento di Medicina del Campus Biomedico, Università di Roma e IRCCS S. Lucia di Roma, chiamati ad esprimere il loro punto di vista sul ruolo terapeutico dei cannabinoidi in alcune delle principali patologie neurologiche, come ad esempio l’epilessia o ancora la sclerosi multipla. Nello specifico, gli autori hanno cercato di fare chiarezza sui meccanismi d’azione a livello del Sistema Nervoso Centrale dei principali cannabinoidi, sia quelli prodotti a partire dalla pianta di canapa (fitocannabinoidi), (es. cannabidiolo, tetraidrocannabinolo, cannabidivarina, ecc.), sia quelli endogeni, prodotti spontaneamente dal nostro organismo, come l’anandamide o il 2- arachidonilglicerolo, sia i composti endocannabinoidi-simili come l’N-palmitoiletanolamina e l’N-oleoiletanolamina.



Nella seconda parte dell’articolo, sono stati discussi in maniera critica i principali studi clinici effettuati con il cannabidiolo nelle epilessie farmacoresistenti (es. sindrome di Dravet, di Lennox-Gastaut, spasmi infantili della sclerosi tuberosa) o ancora i trials, ormai datati, con il nabiximolo nel dolore e la spasticità presenti nella sclerosi multipla ed infine i piccoli studi pilota effettuati in altre condizioni neurologiche come il dolore neuropatico, la malattia di Huntington o ancora le demenze.
Nell’ultima parte sono state affrontate anche le criticità riguardo la farmacologia clinica di questi composti e il loro profilo di sicurezza ed efficacia, tenendo in considerazione anche le scarse evidenze sui loro effetti a lungo termine.
I messaggi finali degli Autori sono pertanto quelli di leggere in maniera critica i diversi studi su questi composti, considerato ad esempio che nelle epilessie farmacoresistenti le prove di efficacia sono presenti ad oggi solo in alcuni sottotipi specifici, ed infine di incentivare una migliore caratterizzazione delle strutture molecolari che compongono il complesso Sistema Endocannabinoide, per creare molecole che abbiano un bersaglio di azione il più selettivo possibile.